La Francia

  Dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana, che le era costata l'Alsazia e la Lorena, la Francia, inaugurata la fase della terza repubblica, sentiva il bisogno di una nuova affermazione internazionale che la compensasse di quella sconfitta. Proprio per questo, oltre che per potenziare il suo sviluppo industriale, investe soprattutto nell'espansione coloniale in Africa e in Indocina e poi, per cautelarsi contro il risorgente espansionismo germanico, stringe, nel 1904, l'Intesa cordiale con la sua ex nemica Gran Bretagna (intesa che sarà allargata alla Russia nel 1907).
La sua politica interna è segnata da forti contrasti tra l'area progressista e democratica e quella militarista e reazionaria, come emerge nel cosiddetto Affare Deyfus, dal nome di un ufficiale francese di origine ebraica ingiustamente accusato di tradimento la cui vicenda porta il paese sull'orlo di una guerra civile. A fianco delle forze progressiste si schiera anche il neonato partito socialista che, insieme all'ala democratica, ottiene il governo agli inizi del nuovo secolo. Ma  le divisioni in seno alla sinistra, nate dal contrasto sulla necessità di favorire gli interessi della crescita industriale, anche a discapito delle rivendicazioni operaie, porta al governo i conservatori che inaugurano na politica estera più aggressiva e stringono un patto d'alleanza, in funzione antitedesca, con il neonato stato serbo.
All'indomani della dichiarazione di guerra austro-ungarica, La Francia scende infatti nel conflitto e questo ricompatta in una unione sacra anche le forze di opposizione socialista che, precedentemente ostili alla guerra, decidono invece di dare il loro appoggio allo sforzo bellico.


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